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Netcoa incontra il Museo Civico di Procida.

Intervista a Nicola Scotto di Carlo, Direttore del Museo Civico di Procida.

Dopo la sua partecipazione al format innovativo di Netcoa “La Tavola delle Imprese” dedicato nella scorsa sessione al tema “La cultura, territorio del sapere e dell’essere, incita gli uomini a crescere e a produrre, salvaguardando le tipicità dei luoghi, arti e tradizioni, interagendo con i nuovi modelli innovativi”, il Direttore del Museo Civico di Procida, Nicola Scotto di Carlo, ci ha concesso una breve intervista, sottolineando il ruolo che deve avere la cultura, fattore non distante, bensì propulsivo di una nuova economia del territorio che catalizza conoscenze, competenze e tradizioni.

Netcoa, Associazione per la creazione e lo sviluppo di impresa, attenta al tema, si pone quale acceleratore per le imprese di impatto sociale con le sue azioni e progettualità che concretizza nei processi applicativi dello sviluppo locale, attualizzandoli e sostenendoli anche attraverso i programmi di Invitalia di cui è partner – S.I.S. – Sistema Invitalia Startup.

 

D: Direttore Scotto di Carlo, lei dirige di uno dei maggiori attrattori culturali insulari. Come ha inteso ottimizzare il processo innovativo in un Museo, quale quello di Procida, che valorizza la storia e l’ambiente coniugandola con la risorsa del mare.

R: Il Museo Civico di Procida nacque nel 2017 come evoluzione di una precedente esperienza espositiva, chiamata TERRA (Technology and Research for Archaeology), su iniziativa del Comune di Procida e con il supporto accademico dei due atenei napoletani Università Suor Orsola Benincasa e Università Federico II, a completamento del processo di disseminazione dei risultati della ricerca archeologica e geologica compiuti sul comprensorio procidano-vivarese. La novità fu quella di valorizzare il patrimonio posseduto applicando una più estesa visione olistica alla funzione del Museo. Ovvero, favorendo la formazione di un ecosistema di relazioni esterne grazie alle quali il Museo potesse assumere ruolo, forma e funzione per la valorizzazione dell’ “habitat” procidano inteso nel più ampio spettro del sistema “ecologico” a cui appartiene. Pertanto, sebbene il nostro sia un Museo di piccole dimensioni, inserito in un territorio altrettanto “contenuto”, insieme al gruppo di lavoro con cui condivido il percorso, abbiamo inteso seguire letteralmente la ratio della definizione di Museo promossa dall’ICOM (International Council of Museums) e a cui si riferisce l’ “art.1  del D.M. 23/12/2014 – Organizzazione e funzionamento dei musei statali – Mibact”: “Il museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. E’ aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone a fini di studio, educazione e diletto, promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica”. Ovviamente, il Museo Civico è di proprietà “comunale” e non “statale”, tuttavia ci ispiriamo ai medesimi princìpi per assolvere alla nostra missione. La distribuzione tematica del percorso espositivo si articola nella Sez. Ambiente, Sez. Storia Antica, Sez. Mare con i contenuti curati dai due atenei campani sopra citati, sotto la responsabilità scientifica del Prof. M. Marazzi, Prof. V. Morra e Prof.ssa Carla Pepe,  dalla Riserva Naturale di Stato “Isola di Vivara” (con cui abbiamo siglato uno specifico protocollo), e dai colleghi che sono parte integrante del Museo Civico e che mi onoro di citare: Raffaella Salvemini (Storica e Ricercatrice presso il CNR), Leopoldo Repola (Architetto e Ricercatore presso l’UniSOB), Monica Scotto di Covella (Archeologa), Sara Pagano (Restauratrice), Francesca Borgogna (Docente dell’Istituto Nautico di Procida ed esperta in storia locale) e Donatella Pandolfi (Docente dell’Istituto Nautico di Procida ed esperta in storia locale).

La presenza di Istituzioni accademiche, insieme alle persone (quasi tutte procidane) in possesso di elevate e specifiche competenze, ha permesso di far convergere in unico ambiente le attività di ricerca, valorizzazione e promozione delle emergenze culturali della nostra isola. Ed inoltre, il lavoro svolto, ha consentito di avviare un processo di coinvolgimento della cittadinanza nelle dinamiche del Museo attraverso un’attività di valorizzazione delle collezioni private (riferite alle tracce e alle testimonianze legate alla Storia della Marineria Procidana), rese disponibili dalle famiglie procidane. Questo approccio ha generato un virtuosismo in cui la dimensione affettiva individuale su un bene (rapporto famiglia – oggetto posseduto) si è evoluta in valore sociale, nel momento in cui il patrimonio materiale del singolo, per il tramite del Museo, è stato inquadrato all’interno di una cornice narrativa che ne ha definito il contesto storico e che ne ha stabilito le relazioni immateriali con quelle memorie e quegli accadimenti che, nel loro insieme, definiscono la Storia dell’isola di Procida, storia nella quale si ritrova, ovviamente, ogni cittadino dell’isola.

D: Direttore, ci illustri come il Museo Civico di Procida, infrastruttura culturale permanente, attraverso la sua visione è volano per lo sviluppo dell’economia.

R: La frase chiave è quella che ha ben riferito con “infrastruttura culturale permanente”, che trae origine dalla definizione di Museo. Ritengo che l’economia connessa ad un bene culturale possa svilupparsi se l’“attrattore” sia messo nella condizione di poter essere un soggetto attivo e affidabile nelle logiche di valorizzazione di se stesso e del contesto in cui è inserito. Dal mio punto di vista, questo è possibile solo se la struttura di gestione e di funzionamento di quel tale bene, come il nostro Museo, abbia delle caratteristiche infrastrutturali, e quindi permanenti, idonee per stabilire strategie, indirizzi ed azioni per il suo mantenimento, per il suo sviluppo e per il suo dialogo con soggetti esterni. Occorre considerare che all’aumento dell’ ”appeal” di un attrattore, se è ben connesso con gli altri servizi presenti sul territorio, può corrispondere un aumento della sua appetibilità sul mercato turistico, una evenienza a tutto vantaggio di imprese e territorio. Le stesse azioni di marketing territoriale, magari sollecitate dalle amministrazioni locali, hanno maggiori chance di riuscita potendo contare su un partner “forte”. E’ facile intuire che rendere sistemico questo processo porta altri numerosi vantaggi. Si riuscirebbe ad innescare un virtuosismo in cui una iniziativa, come quella del Museo, sia pienamente sostenibile economicamente perché finanziata dalla sua stessa capacità di monetizzare dai flussi dei visitatori che a loro volta sono stimolati e supportati dalla imprese connesse, ad esempio, alla filiera turistica. Per cui un Museo, o altro attrattore, avviato secondo la logica di “infrastruttura”, avrà occasione di progredire nel compimento delle sue finalità istituzionali, potrà finanziare attività di ricerca e borse di studio, potrà favorire l’avvio alla carriera di giovani laureati, potrà supportare gli studenti a conoscere meglio alcuni temi, potrà favorire le attività di imprese di servizi e, come ho già detto, di quelle turistiche. Per me, l’immensità del nostro patrimonio culturale ci offre occasioni uniche di sviluppo e benessere. I modelli di riferimento esistono. Dobbiamo solo avere la capacità di applicarli sui nostri territori.

D: Ringraziandola per il suo prezioso contributo, un’ultima domanda, quale prezioso Amico del Laboratorio Cultura – Innovazione – Impresa di Netcoa: quali azioni reputa necessarie per sostenere ed incrementare l’imprenditoria del territorio; come ritiene di poter tutelare cultura e tradizioni, espressione tra l’altro di arte ed impresa in una proiezione di posizionamento internazionale, tenuto conto anche dell’aspetto innovativo tecnologico che si integra nell’offerta turistica per una fruizione in presenza e non dell’area museale, esaltandone le peculiarità tipiche del territorio.

R: Questa domanda richiede una risposta molto articolata, mi conceda di semplificare alcuni concetti e di invadere alcuni campi che non sono di mia stretta pertinenza. Ritengo che le parole chiave siano: ricerca, innovazione, tecnologia, nuovi linguaggi di comunicazione e competenze. Parole che leggiamo spesso enunciate nei documenti programmatici ma poi spesso disattese nelle loro declinazioni pratiche. Guarderei con grande interesse ad un’azione rapida ed efficace tra Stato – Regioni – Enti Locali per favorire la nascita di incubatori di imprese, magari anche utilizzando, e quindi valorizzando, il patrimonio architettonico/culturale diffuso. Nella stessa logica mi augurerei una revisione delle normative e dei regolamenti sulla gestione dei BB.CC. da parte degli enti locali, assimilandone il funzionamento alle realtà Statali non per appesantire le strutture ma per renderle più affidabili e “dialoganti” con gli enti esterni al fine di creare valore dalla generazione di nuove conoscenze. Ed è in quest’ultimo ambito che risiede, secondo me, una delle chiavi utili per favorire la nascita di imprese “ispirate” che possano operare in mercati particolarmente competitivi in una dimensione internazionale. La generazione di nuove conoscenze è parte del più ampio contesto a cui si riferisce il concetto dell’Impresa 4.0 e delle tecnologie ad essa collegate. Per fare un esempio, già oggi i sistemi di distribuzione del prodotto turistico sono basati su procedure informatiche e algoritmi d’intelligenza artificiale impiegati per la negoziazione delle transazioni commerciali. A questi si aggiungono alcune novità tecnologiche come, ad esempio, l’uso di “chatbot”, “blockchain” o assistenti digitali come “Zoe”, utilizzato sulle navi da crociera Msc. Questi sono piccoli esempi per illustrare come il mercato, mi pare, si muova con decisione verso una direzione tracciata dall’uso sapiente delle nuove tecnologie abbinate alla generazione delle nuove conoscenze. Dalla loro unione, sono convinto, è possibile costruire un futuro di benessere, sociale ed economico. Mi auspico che tanto le imprese, quanto gli attrattori culturali, possano individuare nelle ricerca, nella innovazione, nella tecnologia, nei nuovi linguaggi di comunicazione e nelle competenze la loro chiave per costruire il proprio futuro prospero e solido, sostenendo eticamente i princìpi di sostenibilità, economica ed ambientale, delle proprie iniziative.

Mi permetta di ringraziare Netcoa per l’attenzione e l’interesse mostrato alla nostra realtà.