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La venticinquesima sessione di La Tavola delle Imprese è stata dedicata alla Internazionalizzazione delle imprese ed il rapporto con il PNRR

Si è tenuto  il 30 gennaio  una nuova sessione del format innovativo di JMI, curato da Netcoa e Lici, “La Tavola delle Imprese”, appuntamento mensile per il mondo accademico, della ricerca e della cultura, delle startup, delle imprese, degli enti locali.

Questa 25° sessione si è articolata secondo una specifica declinazione del modello di open innovation ideato: un matching diretto tra un rappresentante delle startup innovative, che costituiscono in larga parte il tessuto imprenditoriale ed economico italiano, ed un rappresentante del terziario avanzato , composto dal mondo servizi avanzati , abitualmente a supporto delle aziende.

Il confronto è stato finalizzato a delineare il ruolo a cui sono chiamate le pmi e  le attività del terziario avanzato , nell’ambito del processo di sviluppo e posizionamento del prodotto – made in Italy sui mercati internazionali  ed il ruolo che il sostegno del PNRR può offrire.

Il tema dei lavori “ l’internazionalizzazione delle imprese ed il rapporto con il PNRR”  è stato introdotto dal Vice Presidente dell’Associazione Netcoa, che rappresenta le imprese e startup innovative, Raffaello Dinacci, che ha posto l’accento sull’argomento di questa sessione, particolarmente sentito in ambito istituzionale ed imprenditoriale,  al punto da dare vita al Ministero delle imprese e del made in Italy. 

Si e voluto impostare questa Tavola delle Imprese come matching tra due realtà che operano in territori differenti  e che si rivolgono a platee disuguali . Questo test scaturisce dall’analisi che il LICI (Laboratorio Innovazione Cultura ed Imprese) con JMI, ha effettuato dalle precedenti edizioni. 

Sono stati scelti: Michele Lenoci ,  partner di un network professionale di servizi alle imprese con focus sull’internazionalizzazione – Commercio Estero , e Antonio Durbè , Founder della start up Digitarch.

Questa Tavola delle Imprese ha voluto porre l’attenzione sull’organizzazione e e la gestione delle imprese italiane per affrontare il processo di internazionalizzazione evidenziandole le motivazioni culturali e  dimensionali che limitano le imprese ad imporre sui mercati internazionali il made in italy.

Le imprese svolgono un ruolo essenziale nell’attuazione del PNRR, come destinatarie di specifici progetti o di misure incentivanti e in quanto soggetti operativi di molteplici misure. Inoltre, attraverso il sistema della loro rappresentanza, le imprese partecipano attivamente ai processi di governance del Piano.

Tuttavia, come evidenziato dal dott. Dinacci, sono poche, ad oggi, le imprese pronte a cogliere tutte le opportunità – e la sfida ad esse sottesa – delle risorse dedicate dal PNRR al sistema produttivo.

Molte, soprattutto quelle di minori dimensioni – che però sono prevalenti nel contesto produttivo italiano – incontrano grandi ostacoli, che rischiano di  limitare la diffusione e la conoscenza del prodotto made in italy , spesso determinate da scelte culturali e dimensionali

Il primo intervento è stato quello  dell’avv. Lenoci , esperto di marketing internazionale, che  ha evidenziato che le imprese approcciano i mercati internazionali partendo dalla consapevolezza che avere un  buon prodotto è sufficiente per aggredire i mercati e ricevere commesse.  Si partecipa alle fiere attendendo di ritornare in azienda con commesse, come avveniva negli anni 80′ e 90′ ed invece si raccolgono contatti.

I buyer , nel nuovo millennio, individuano i fornitori attraversi una moltitudine di strumenti ed un ruolo importante ha il digitale attraverso le piattaforme e di marketplace  che si integrano ai canali tradizioni.

L’impresa deve analizzare i mercati in cui si intende vendere e comprendere se il prodotto risponde alle esigenze di quel determinato mercato. Ed è per questo motivo che il marketing risulta essere sempre più fondamentale per definire la policy aziendale e determinare le strategie di vendita. 

Se prendiamo in esame il mercato del vino ed il posizionamento che il vino italiano ha in Cina ( uno dei principali mercati di importatori di vino ) possiamo verificare che  il rapporto del prodotto italiano in confronto agli altri Paesi,  è di 1 su 10  e ciò  è determinato dalla policy che viene adottata.

E’ necessario che le aziende si liberino della logica di vendita del prodotto ed approccino quella dell’internazionalizzazione dell’azienda.

L’approccio delle grandi aziende non è più di acquistare il prodotto particolare realizzato dalla PMI di nicchia , ma di entrare in partecipazione – joint venture. In questo modo riescono ad abbattere i costi legati alla R&S e disporre contestualmente di un prodotto finito.

Il dott. Dinacci , nel ringraziare l’avv. Lenoci  fa presente che  questa visione rappresenta un modello imprenditoriale che purtroppo subisce la problematica dimensionale delle ns. aziende ( nanismo ) che è correlata a quello culturale ,avversa  alla collaborazione e cooperazione .

Ed è proprio dai modelli di  gestione d’impresa che è necessario agire per riorganizzare l’azienda e permettergli di internazionalizzarsi  distaccandosi dal semplicistico ed obsoleto concetto di vendita.

Le startup però sono più avanzate;  in questo processo riescono ad essere più organizzate. Partono da una nuova cultura, una cultura d’impresa avanzata, che vede una volontà di creare azioni di condivisioni inclusioni ed incorporazioni.  Esse sono consapevoli che per crescere hanno la necessità sin dalla costituzione di creare alleanze per crescere. E qui Invitalia ci offre una serie di strumenti per costituirsi e crescere, patrimonializzando la crescita per essere competitivi .

Interviene, il dott. Durbè , in rappresentanza della start up Digitarch F. di Roma , che richiamandosi al concetto delle fiere, precisa che per le start up, sviluppare i contatti non è semplice . Il ns. prodotto – specifica il dott. Durbè –  difatti, è un progetto, è qualcosa che non è un prodotto e non ha ancora un mercato, il mercato bisogna costituirlo e questo rende il ns. operato più complicato.  Ricerchiamo  partner , investitori  che hanno  la possibilità  e l’interesse di coprire gli aspetti  che non riusciamo  svolgere.  L’internazionalizzazione potrebbe essere un modo di incontrare persone che abbiano interesse verso il ns. prodotto.  Internet è certamente molto utile , ma è importante promuovere contatti tradizionali per dialogare con possibili partner per sviluppare il ns. progetto prodotto.

Precisa il Vice Presidente che il paradigma è ormai cambiato l’interlocutore non è più l’acquirente, ma proponendo Know how,  il ns. interlocutore è il partner verticale o  di estrazione finanziaria.

Le aziende in Italia sono molto brave a realizzare il prodotto, ma non investiamo nel marketing, anzi valutano  il marketing un costo da posticipare o da non sostenere, in attesa che giungano le commesse.

L’avv. Lenoci precisa che il marketing cerca di risolvere il problema, ma  ci deve essere sempre un bisogno da soddisfare. 

La strategia oggi  è di vendere al mio concorrente  perché le grandi aziende hanno la necessità di comprare aziende, start up per innovare.

Il PNRR – dice il dott. Dinacci – pone vincoli  ben precisi verso la transizione energetica e digitale , richiamando per ogni progetto il principio del DNSH , ma corriamo il rischio che il prodotto italiano perderà posizioni di mercato perché non capace di trasferire il suo valore trattandosi , per la maggior parte di beni intangibili . Dobbiamo, quindi intervenire, utilizzando tutte le possibilità che il PNRR mette a disposizione per delineare un piano strategico per  made in Italy .   

Si ritorna all’aspetto dimensionale delle ns. imprese che per risorse umane e finanziarie ha notevoli difficoltà ad affrontare la R&S, infatti solo il 10% ed anche meno dei prodotti nuovi sopravvive nel mercato, ragion per cui il ruolo del marketing ritorna ad essere principale.

Precisa  il dott. Dinacci che siamo davanti  ad un dualismo : da un parte la necessità di approcciare  il mercato attraverso lo strumento del solving problem e dall’altra di affrontare la realtà del ns. sistema e della dimensione aziendale  per cui si dovrebbe ritornare a quei concetti di comunione attraverso gli strumenti di integrazioni che il nostro ordinamento giuridico ci permette di realizzare. 

Bisogna iniziare a non vedere più la propria realtà con una visione di carattere strettamente legata all’individualità , ma percepirla in una prospettiva  di un  più ampio contesto gestionale per confrontarsi con i grandi player internazionali .  

Invitalia  con i suoi  strumenti ed il particolare il S.I.S. – Sistema Invitalia Startup di cui siamo partner,   permette  alle imprese di svilupparsi, costituendo così quel volano necessario  per competere sui mercati.

Ringraziamenti

Nell’ottica di condivisione ed integrazione del sapere,  il Vice Presidente Dinacci ha concluso i lavori, rappresentando le finalità che sono perseguite dall’Associazione quale generatore culturale che promuove nuove iniziative tra gli associati intervenendo nell’orientamento, nella programmazione e nella coprogettazione, con i  suoi partner,  attraverso metodologie proprie ed il proprio ecosistema, per un processo di accelerazione, valorizzando le iniziative con gli stakeholders, il mondo accademico ed i soggetti pubblici.

Ringraziando i partecipanti, li ha invitati a mantenere sempre più vivi i contatti con l’Associazione